XXXVI CERTAMEN DE POESÍA "BLAS INFANTE"

È COME QUANDO FINISCE UN FILM - Perú

Fuente: http://www.parcopoesia.it/%C3%A8-come-quando-finisce-un-film

Mario Morquencho (Piura, 1982)
Ha vissuto tutta l'infanzia e l'adolescenza nei pressi del mare, nel suo paese natale. Terminati gli studi superiori, si è trasferito nella città dsi Trujillo dove, ha studiato da contabile. Ha iniziato a scrivere e pubblicare poesie su numerosi siti letterari. Dal 2006 vive a Lima.

Ha fatto parte del collettivo Heridita (Lima) e del Grupo Literario Signos (Lambayeque). Ha partecipato a numerosi festival e letture di poesia. Sue poesie sono state pubblicate in Me Usa. Brevísima Antología Arbitraria Perú-Uruguay (2012) e in Poesía Que Gira (2014). Ha pubblicato le raccolte poetiche Ciudadelirio (2010) e Un Mar Alcoholizado (2013).

Cine

Es como cuando una película acaba,
los nombres pasan desapercibidos,
la música de cierre termina extraviándose
en el sonido de los asientos
que se tornan vacíos,
y el oscuro de la pantalla
desdeñándose tanto,
despintándose por las luces que vuelven a encenderse:
como la vida que despierta
y la otra vida que se duerme
junto a la ventana cerrada
a la fantasía efímera y soñadora,
en un largometraje enfrascada

Cinema

È come quando finisce un film,
i nomi passano inosservati,
la musica di chiusura finisce col perdersi
nel rumore dei sedili
che tornano vuoti,
e il buio dello schermo
tanto sdegnoso,
lo scoloriscono le luci che si riaccendono:
come la vita che si sveglia
e l'altra vita che si addormenta
vicino alla finestra chiusa
alla fantasia effimera e sognatrice,
in un lungometraggio imbottigliata

Asesinato en la calle Omicrón

Lo he matado. Me he vengado de los meses de invisibilidad. De ser como cualquiera. De ir a trabajar un día como hoy, de estar afeitado y tener el cabello recortado, con el rostro impecable, el piqué y el pantalón de color azul pulcros y planchados, los zapatos negros brillantes como un charco que la lluvia ha creado... y nunca olvidarme del fotocheck con mis 26 años encima y la cara de loco olvidado en la maquinaria cotidiana de las horas de ser un empleado con el sueldo mínimo.

Me he vengado de abrir la puerta y bajar las escaleras a las 7 y 30 de la mañana, de lunes a viernes, bajar las escaleras de fierro y en espiral todos los días. Me he vengado de subir al bus de la rutina, del diario matutino, del noticiero de las 6 de la mañana, del gallo que sobrevive como un reloj en la azotea, del café con leche y la carretilla de la esquina.

Lo he matado con el cuchillo con que corto el pan y lo unto con mantequilla.
¡En mis manos sangra cotidiano!
La epilepsia, la agonía, la sangre por la boca, los ojos que se alejan de ser ojos, el rostro que se aleja de ser rostro.
¡Lo he matado, estoy seguro!

Me he cansado de ver su rostro, de ver los restos inmóviles, la incertidumbre de la muerte y el crimen. He optado por envolverlo con los periódicos pasados, envolver los restos, al cadáver cotidiano envolverlo con las noticias de la semana pasada, con el suicidio de ayer en un hostal perdido en la bruma de la madrugada en Lima, envolver sus extremidades con el abuso policial y la corrupción de los ministerios y el puto sistema capitalista, envolver su dorso con las estadísticas económicas y las encuestas políticas, volverlo a envolver con la injusticia social, con los jubilados que mueren haciendo cola, con los enfermos y los niños que lo único que tienen en la vida es una enfermedad extraña que se llama olvido, con los jueces que se hacen ricos y los clérigos prostituyendo el paraíso. Los buenos son pocos y contaditos.

Después de envolver al cuerpo como una estatua de papel periódico, como una obra de arte de lo que lees antes de ir al trabajo o lo que ves en las noches antes de dormir, bien envuelto todo, cada uno de los cabellos, las uñas, los bellos sombríos, envuelto el reloj y la alarma, el tatuaje en el hombro, la cicatriz de la rodilla, los pies, los caminos, la lagartija que le sale del sueño. Y todo desaparecerlo dentro de una gran bolsa de plástico negra, canjearlo por una nube, por un día sólo conmigo mismo...
Lo he matado, sí
¡Lo he matado!
¡Lo he matado!

El cuchillo en la mesa viste bermejo
y baila tango,
baila tango el muy pendejo.

Assassinio di Via Omicrón

L'ho ammazzato. Mi sono vendicato dei mesi d'invisibilità. Di essere come chiunque. Di andare a lavorare in un giorno come oggi, di essere sbarbato e coi capelli tagliati, col viso impeccabile, il picchè e i pantaloni azzurri lavati e stirati, le scarpe nere brillanti come una pozzanghera che la pioggia ha creato... e di scordare mai il fotocheck con sopra miei 26 anni e il viso da pazzo dimenticato nel meccanismo quotidiano delle ore, di essere un impiegato con lo stipendio minimo.

Mi sono vendicato di aprire la porta e scendere le scale ai 7 e 30 del mattino, dal lunedì al venerdì, di scendere le scale a chiocciola di ferro tutti i giorni. Mi sono vendicato di salire sull'autobus della routine, del quotidiano del mattino, del notiziario delle 6 del mattino, del gallo che sopravvive come un orologio su terrazzo, del caffè macchiato e della carriola all'angolo.

L'ho ammazzato col coltello con cui taglio il pane e spalmo il burro.
Tra le mie mani sanguina quotidiano!
L'epilessia, l'agonia, il sangue dalla bocca, gli occhi che si allontanano dall'essere occhi, il volto che si allontana dall'essere volto.
L'ho ammazzato, ne sono sicuro!

Mi sono stancato di vedere il suo viso, di vedere i resti immobili, l'incertezza della morte e il crimine. Ho scelto di avvolgerlo coi giornali vecchi, di avvolgerne i resti, di avvolgere il cadavere quotidiano con le notizie della settimana scorsa, col suicidio di ieri in un ostello sperduto nella nebbia dell'alba a Lima, ho scelto di avvolgerne le estremità con l'abuso delle forze dell'ordine e la corruzione dei ministeri e il maledetto sistema capitalista, di avvolgerne il dorso con le statistiche economiche e le inchieste politiche, di tornare ad avvolgerlo con l'ingiustizia sociale, coi pensionati che muoiono facendo la fila, coi malati e i bambini che non hanno altro nella vita oltre una malattia strana chiamata dimenticanza, coi giudici che si arricchiscono e i chierici che mercificano il paradiso. I buoni sono pochi e contrastati.

Dopo averne avvolto il corpo come una statua di carta di giornale, come un'opera d'arte di quello che leggi prima di andare al lavoro o di quello che vedi nelle notti prima di dormire, ben avvolto tutto, ogni singolo capello, ogni unghia, belli scuri, avvolto l'orologio e la sveglia, il tatuaggio sulla spalla, la cicatrice al ginocchio, i piedi, le strade, la lucertola che gli esce dal sonno. E averlo fatto sparire interamente dentro un grande sacco di plastica nera, averlo scambiato con una nuvola, con un solo giorno con me stesso
L'ho ammazzato, sì
l'ho ammazzato!
L'ho ammazzato!

Il coltello sulla tavola si veste di rosso
e balla il tango,
balla il tango il molto stupido.

Laberinto

Tengo un saco prestado, uno nada más, que no hay cuando lo devuelva. Una corbata escondida en el bolsillo de algún pantalón que difícilmente uso. Un par de zapatos viejos con tantas cicatrices, tantos órganos extirpados y litros de sangre en el camino.
No tengo sombrilla ni paraguas, porque no tengo nada en contra del sol o de la lluvia. Tengo un roperito que tose cuando abro uno de los seis cajones que tiene. Una TV que se enciende cuando sueño, una TV que quiso ser máquina de escribir y no pudo, porque el mundo no va hacia atrás como un cangrejo.

Tengo una agenda que mi padre me regalo hace poco, precisamente no la utilizo como tal, violo su naturaleza, su razón de existencia, esta debe soportar la punta de los distintos lápices y lapiceros señalándola, estados de ánimo encima de cenizas rebeldes, pedazos de galleta mal comida, nubes, aves y etcéteras azules o grises por doquier.

También tengo una cama con un abismo, una gotera incierta, una puerta secreta, un espiral, un sub-mundo, una alternativa insólita, una opción que los demás no tienen, algo que elijo porque no tengo de otra, porque vivo en Lima y mi familia está lejos, porque alquilo una habitación con una sola ventana y una sola puerta, porque más allá de la ventana y de la puerta hay más ventanas y más puertas, más allá: hay millones de sombras y espejos de otras ventanas, de otras puertas que esperan: Sentadas las ventanas, de pie las puertas... y tendré que ir: abrir y cerrar, cerrar y abrir, otra vez: abrir, cerrar, cerrar, abrir, cerrar y abrir, abrir y cerrar; hasta que me quiten el saco prestado o decida, de una vez por todas, devolverlo.

(De Ciudadelirio)

Labirinto

Ho un sacco preso in prestito, uno e basta, che non debba poi restituire. Una cravatta nascosta nella tasca di pantaloni che difficilmente uso. Un paio di scarpe vecchie con tante cicatrici, tanti organi estirpati e litri di sangue durante il tragitto.
Non ho parasole né ombrello, perché non ho niente contro il sole o la pioggia. Ho un guardaroba che tossisce quando apro uno dei suoi sei cassetti. Una TV che si accende quando sogno, una TV che avrebbe voluto essere macchina da scrivere e non ha potuto, perché il mondo non va all'indietro come un granchio.

Ho un'agenda che mio padre mi ha da poco regalato, di cui in realtà faccio uso improprio, violandone la natura, la ragione di essere, che deve sopportare la punta di varie matite e portamine, stati d'animo su ceneri ribelli, pezzi di biscotto smangiucchiato, nuvole, uccelli ed eccetera azzurri o grigi ovunque.

Ho anche un letto con un abisso, un'infiltrazione incerta, una porta segreta, una spirale, un sub-mondo, un'alternativa insolita, un'opzione che gli altri non hanno, qualcosa che scelgo perché non ho alternativa, perché vivo a Lima e la mia famiglia è lontana, perché ho una stanza in affitto con una sola finestra e una sola porta, perché oltre la finestra e la porta ci sono altre finestre e altre porte, oltre: ci sono milioni di ombre e specchi d'altre finestre, d'altre porte in attesa: Sedute le finestre, in piedi le porte... e dovrò andare: aprire e chiudere, chiudere e aprire, nuovamente: aprire, chiudere, chiudere, aprire, chiudere e aprire, aprire e chiudere; finché non mi porteranno via il sacco preso in prestito o deciderò, una volta per tutte, di restituirlo.

Da Ciudadelirio,

2

Ve... pobre muchacho carajo
después de ganar bien en esa petrolera
ahora anda así
fregao
después de andar bien vestido
acompañado de alguna muchacha bonita
ahora ve cómo anda
sin zapatos
todo sucio y flacuchento como perro zarrapastroso
atormentado de hecatombes y delirios
como la braveza del mar anda de aquí p'allá
pidiendo monedas o robando en las esquinas
anda con las rodillas el pobre muchacho
y no le queda otra que refregar
su desgastado pecho por las calles del pueblo
dejando s a r n a s a n g r e p u l g a s
perdiéndose en un charco de toxinas
y ladridos que le tuercen los nervios
pobre muchacho el humo lo tiene así
ya ves hijo mío la poesía es una maldita droga
es la fulana que se te pega como garrapata al cuerpo
te chupa la verga la billetera luego el alma
pero tú quieres andar
en tu propia porción de libertad amurallada
taciturno como una palmera jorobada
que mira el suelo y se pierde en la sombra
hijo... ten cuidado de no torcerte mucho y caer
ay muchacho
pobre muchacho carajo

2.

Vedi... povero ragazzo cazzo
dopo avere guadagnato bene in quell'industria petrolifera
ora te ne vai in giro così
fregao
dopo aver girato ben vestito
in compagnia di qualche bella ragazza
guarda ora come te ne vai in giro
scalzo
tutto sporco e scarno come un cane malconcio
tormentato di ecatombi e deliri
come la furia del mare te ne vai di qua e di là
chiedendo monete o rubando negli angoli
cammina in ginocchio il povero ragazzo
e non gli resta che strofinarsi
il petto consunto per le strade del paese
lasciando s c a b b i a s a n g u e p u l c i
perdendosi in una pozza di tossine
e latrati che gli torcono i nervi
povero ragazzo il fumo ce l'ha così
vedi figlio mio la poesia è una maledetta droga
è la tizia che ti si attacca come una zecca al corpo
ti succhia il cazzo il portafoglio poi l'anima
ma tu vuoi camminare
nella tua personale porzione di libertà murata
taciturno come una palma gobba
che guarda a terra e si perde nell'ombra
figlio... fa' attenzione a non torcerti molto e cadere
ahi ragazzo
povero ragazzo cazzo

10

¡No es posible que me haya quedado sin ellas!
si andan como el aire
en todas partes

¡Es imposible que no diga nada!
si mi boca comulga con ellas a cada instante

es una bajeza ir por el mundo
teniendo nudos en la garganta
tragando caos tras caos
dejando a la belleza vestida de esqueleto
bajo el enorme monolito de silencio
junto a los gusanos que un día hemos de montar
con toda el ansia de vivir y estar muertos

es imposible dejar amarrada nuestra lengua
a un palote de muelle
flotando en un inmenso mar de contradicciones
es imposible no navegar no naufragar
ahogarse es posible
ahogarse y dejar de ser anfibio
treparse de la orilla
de alguna orilla erguirse
y caminar y caminar hasta encorvarse
porque es imposible impedir ser un cadáver
es más posible que florezca de aquello
un inmenso jardín de arte

¡Es imposible haberme quedado sin ellas!
y si un día me cortan la lengua
me resta el seso
mi mano lapicero
mi mano lápiz
mi dedo pluma
mi dedo carbón
mi dedo humano
mi dedo hueso
mi dedo nube

10.

Non è possibile che sia rimasto senza!
se vanno come l'aria
da tutte le parti

È impossibile che non dica niente!
se la mia bocca comunica con loro a ogni istante

è una bassezza andarsene per il mondo
con nodi in gola
inghiottendo caos dopo caos
lasciando la bellezza vestita da scheletro
sotto l'enorme monolito di silenzio
insieme ai vermi che un giorno dovremo montare
con tutta l'ansia di vivere ed essere morti

è impossibile lasciare legata la nostra lingua
a una boa
galleggiando in un immenso mare di contraddizioni
è impossibile non navigare non naufragare
annegare è possibile
annegare e smettere di essere anfibio
arrampicarsi sul bordo
su qualche bordo ergersi
e camminare e camminare fino a incurvarsi
perché è impossibile impedirsi d'essere un cadavere
è più probabile che ne fiorisca
un immenso giardino d'arte

È impossibile essere rimasto senza!
e se un giorno mi taglieranno la lingua
mi resterà il cervello
la mano portamine
la mano matita
il dito piuma
il dito carbone
il dito umano
il dito osso
il dito nuvola

(Da Un Mar Alcoholizado)

Cine

Es como cuando una película acaba,
los nombres pasan desapercibidos,
la música de cierre termina extraviándose
en el sonido de los asientos
que se tornan vacíos,
y el oscuro de la pantalla
desdeñándose tanto,
despintándose por las luces que vuelven a encenderse:
como la vida que despierta
y la otra vida que se duerme
junto a la ventana cerrada
a la fantasía efímera y soñadora,
en un largometraje enfrascada

Cinema

È come quando un film finisce,
i nomi passano inosservati,
la musica di chiusura finisce per perdersi
nel rumore dei sedili
che tornano vuoti,
e il buio dello schermo
tanto sdegnoso,
lo scoloriscono le luci che si riaccendono:
come la vita che si sveglia
e l'altra vita che si addormenta
vicino alla finestra chiusa
alla fantasia effimera e sognatrice,
in un lungometraggio imbottigliata

Asesinato en la calle Omicrón

Lo he matado. Me he vengado de los meses de invisibilidad. De ser como cualquiera. De ir a trabajar un día como hoy, de estar afeitado y tener el cabello recortado, con el rostro impecable, el piqué y el pantalón de color azul pulcros y planchados, los zapatos negros brillantes como un charco que la lluvia ha creado... y nunca olvidarme del fotocheck con mis 26 años encima y la cara de loco olvidado en la maquinaria cotidiana de las horas de ser un empleado con el sueldo mínimo.

Me he vengado de abrir la puerta y bajar las escaleras a las 7 y 30 de la mañana, de lunes a viernes, bajar las escaleras de fierro y en espiral todos los días. Me he vengado de subir al bus de la rutina, del diario matutino, del noticiero de las 6 de la mañana, del gallo que sobrevive como un reloj en la azotea, del café con leche y la carretilla de la esquina.

Lo he matado con el cuchillo con que corto el pan y lo unto con mantequilla.
¡En mis manos sangra cotidiano!
La epilepsia, la agonía, la sangre por la boca, los ojos que se alejan de ser ojos, el rostro que se aleja de ser rostro.
¡Lo he matado, estoy seguro!

Me he cansado de ver su rostro, de ver los restos inmóviles, la incertidumbre de la muerte y el crimen. He optado por envolverlo con los periódicos pasados, envolver los restos, al cadáver cotidiano envolverlo con las noticias de la semana pasada, con el suicidio de ayer en un hostal perdido en la bruma de la madrugada en Lima, envolver sus extremidades con el abuso policial y la corrupción de los ministerios y el puto sistema capitalista, envolver su dorso con las estadísticas económicas y las encuestas políticas, volverlo a envolver con la injusticia social, con los jubilados que mueren haciendo cola, con los enfermos y los niños que lo único que tienen en la vida es una enfermedad extraña que se llama olvido, con los jueces que se hacen ricos y los clérigos prostituyendo el paraíso. Los buenos son pocos y contaditos.

Después de envolver al cuerpo como una estatua de papel periódico, como una obra de arte de lo que lees antes de ir al trabajo o lo que ves en las noches antes de dormir, bien envuelto todo, cada uno de los cabellos, las uñas, los bellos sombríos, envuelto el reloj y la alarma, el tatuaje en el hombro, la cicatriz de la rodilla, los pies, los caminos, la lagartija que le sale del sueño. Y todo desaparecerlo dentro de una gran bolsa de plástico negra, canjearlo por una nube, por un día sólo conmigo mismo...
Lo he matado, sí
¡Lo he matado!
¡Lo he matado!

El cuchillo en la mesa viste bermejo
y baila tango,
baila tango el muy pendejo.

Assassinio di Omicrón

L'ho ammazzato. Mi sono vendicato dei mesi d'invisibilità. Di essere come chiunque. Di andare a lavorare un giorno come oggi, di essere sbarbato ed avere i capelli tagliati, col viso impeccabile, il puntiglio e i pantaloni azzurri lavati e stirati, le scarpe nere brillanti come una pozzanghera che la pioggia ha creato e non scordare mai il fotocheck con sopra miei 26 anni e il viso di pazzo dimenticato nel meccanismo quotidiano delle ore, di essere un impiegato con lo stipendio minimo.

Mi sono vendicato di dover aprire la porta e scendere le scale ai 7 e 30 del mattino, dal lunedì al venerdì, di dover scendere le scale a chiocciola di ferro tutti i giorni. Mi sono vendicato di dover salire sull'autobus della routine, del quotidiano del mattino, del notiziario delle 6 del mattino, del gallo che sopravvive come un orologio su terrazzo, del caffè macchiato e della carriola all'angolo.

L'ho ammazzato col coltello con cui taglio il pane e spalmo il burro.
Nelle mie mani sanguina quotidiano!
La epilepsia, la agonía, la sangre por la boca, los ojos que se alejan de ser ojos, el rostro que se aleja de ser rostro.
¡Lo he matado, estoy seguro!
L'pilessia, l'agnonia, il sangue dalla bocca, gli occhi che si allontanano dall'essere occhi, il volto che si allontana dall'essere volto.
L'ho ammazzato, ne sono sicuro!

Mi sono stancato di vedere il suo viso, di vedere i resti immobili, l'incertezza della morte e il crimine. Ho scelto di avvolgerlo coi giornali vecchi, di avvolgere i resti, di avvolgere il cadavere del quotidiano con le notizie della settimana scorsa, col suicidio di ieri in un ostello sperduto nella nebbia dell'alba a Lima, di avvolgerne le estremità con l'abuso delle forze dell'ordine e la corruzione dei ministeri e il maledetto sistema capitalista, di avvolgerne il dorso con le statistiche economiche e le inchieste politiche,di tornare ad avvolgerlo con l'ingiustizia sociale, coi pensionati che muoiono facendo la fila, coi malati e i bambini che non hanno altro nella vita oltre a una malattia strana chiamata dimenticanza, coi giudici che si arricchiscono e i chierici che mercificano il paradiso. I buoni sono pochi e contrastati.

Dopo avere avvolto il corpo come una statua di carta di giornale, come un'opera d'arte di quello che leggi prima di andare al lavoro o di quello che vedi nelle notti prima di dormire, ben avvolto tutto, ogni singolo capelli, ogni unghia, I begli oscuri, avvolto l'orologio e la sveglia, il tatuaggio sulla spalla, la cicatrice al ginocchio, i piedi, le strade, la lucertola che gli esce dal sonno. E farlo completamente sparire dentro una gran borsa di plastica nera, scambiarlo con una nuvola, con un solo giorno con me stesso
L'ho ammazzato, sì
l'ho ammazzato!
L'ho ammazzato

Il coltello sulla tavola si veste di rosso
e balla il tango,
balla il tango l'idiota.

Laberinto

Tengo un saco prestado, uno nada más, que no hay cuando lo devuelva. Una corbata escondida en el bolsillo de algún pantalón que difícilmente uso. Un par de zapatos viejos con tantas cicatrices, tantos órganos extirpados y litros de sangre en el camino.
No tengo sombrilla ni paraguas, porque no tengo nada en contra del sol o de la lluvia. Tengo un roperito que tose cuando abro uno de los seis cajones que tiene. Una TV que se enciende cuando sueño, una TV que quiso ser máquina de escribir y no pudo, porque el mundo no va hacia atrás como un cangrejo.

Tengo una agenda que mi padre me regalo hace poco, precisamente no la utilizo como tal, violo su naturaleza, su razón de existencia, esta debe soportar la punta de los distintos lápices y lapiceros señalándola, estados de ánimo encima de cenizas rebeldes, pedazos de galleta mal comida, nubes, aves y etcéteras azules o grises por doquier.

También tengo una cama con un abismo, una gotera incierta, una puerta secreta, un espiral, un sub-mundo, una alternativa insólita, una opción que los demás no tienen, algo que elijo porque no tengo de otra, porque vivo en Lima y mi familia está lejos, porque alquilo una habitación con una sola ventana y una sola puerta, porque más allá de la ventana y de la puerta hay más ventanas y más puertas, más allá: hay millones de sombras y espejos de otras ventanas, de otras puertas que esperan: Sentadas las ventanas, de pie las puertas... y tendré que ir: abrir y cerrar, cerrar y abrir, otra vez: abrir, cerrar, cerrar, abrir, cerrar y abrir, abrir y cerrar; hasta que me quiten el saco prestado o decida, de una vez por todas, devolverlo.

(De Ciudadelirio)

Laberinto

Tengo un saco prestado, uno nada más, que no hay cuando lo devuelva. Una corbata escondida en el bolsillo de algún pantalón que difícilmente uso. Un par de zapatos viejos con tantas cicatrices, tantos órganos extirpados y litros de sangre en el camino.
No tengo sombrilla ni paraguas, porque no tengo nada en contra del sol o de la lluvia. Tengo un roperito que tose cuando abro uno de los seis cajones que tiene. Una TV que se enciende cuando sueño, una TV que quiso ser máquina de escribir y no pudo, porque el mundo no va hacia atrás como un cangrejo.

Tengo una agenda que mi padre me regalo hace poco, precisamente no la utilizo como tal, violo su naturaleza, su razón de existencia, esta debe soportar la punta de los distintos lápices y lapiceros señalándola, estados de ánimo encima de cenizas rebeldes, pedazos de galleta mal comida, nubes, aves y etcéteras azules o grises por doquier.

También tengo una cama con un abismo, una gotera incierta, una puerta secreta, un espiral, un sub-mundo, una alternativa insólita, una opción que los demás no tienen, algo que elijo porque no tengo de otra, porque vivo en Lima y mi familia está lejos, porque alquilo una habitación con una sola ventana y una sola puerta, porque más allá de la ventana y de la puerta hay más ventanas y más puertas, más allá: hay millones de sombras y espejos de otras ventanas, de otras puertas que esperan: Sentadas las ventanas, de pie las puertas... y tendré que ir: abrir y cerrar, cerrar y abrir, otra vez: abrir, cerrar, cerrar, abrir, cerrar y abrir, abrir y cerrar; hasta que me quiten el saco prestado o decida, de una vez por todas, devolverlo.

(De Ciudadelirio)

Labirinto

Ho un sacco preso in prestito, uno nient'altro, che non c'è quando lo restituisca. Una cravatta nascosta nella tasca di qualche pantalone che difficilmente uso. Un paio di scarpe vecchie con tante cicatrici, tanti organi estirpati e litri di sangue durante il tragitto.
Non ho parasole né ombrello, perché non ho niente contro il sole o la pioggia. Ho un guardaroba che tossisce quando apro uno dei suoi sei cassetti. Una TV che si accende quando sogno, una TV che avrebbe voluto essere macchina da scrivere e non ha potuto, perché il mondo non cammina all'indietro come un granchio.

Ho un'agenda che mio padre mi ha da poco regalato, di cui in realtà faccio uso improprio, violandone la natura, la ragione di essere, che deve sopportare la punta di varie matite e portamine, stati d'animo su ceneri ribelli, pezzi di biscotto smangiucchiato, nuvole, uccelli ed eccetera azzurri o grigi ovunque.

También tengo una cama con un abismo, una gotera incierta, una puerta secreta, un espiral, un sub-mundo, una alternativa insólita, una opción que los demás no tienen, algo que elijo porque no tengo de otra, porque vivo en Lima y mi familia está lejos, porque alquilo una habitación con una sola ventana y una sola puerta, porque más allá de la ventana y de la puerta hay más ventanas y más puertas, más allá: hay millones de sombras y espejos de otras ventanas, de otras puertas que esperan: Sentadas las ventanas, de pie las puertas... y tendré que ir: abrir y cerrar, cerrar y abrir, otra vez: abrir, cerrar, cerrar, abrir, cerrar y abrir, abrir y cerrar; hasta que me quiten el saco prestado o decida, de una vez por todas, devolverlo.

Ho anche un letto con un abisso, un'infiltrazione incerta, una porta segreta, una spirale, un sub-mondo, un'alternativa insolita, un'opzione che gli altri non hanno, qualcosa che scelgo perché non ho alternativa, perché vivo a Lima e la mia famiglia è lontana, perché ho una stanza in affitto con una sola finestra e una sola porta, perché oltre la finestra e la porta ci sono altre finestre e altre porte, oltre: ci sono milioni di ombre e specchi d'altre finestre, d'altre porte in attesa: Sedute le finestre, in piedi le porte... e dovrò andare: aprire e chiudere, chiudere e aprire, nuovamente: aprire, chiudere, chiudere, aprire, chiudere e aprire, aprire e chiudere; finché non mi porteranno via il sacco preso in prestito o deciderò, una volta per tutte, di restituirlo.

, Da Ciudadelirio,

2

Ve... pobre muchacho carajo
después de ganar bien en esa petrolera
ahora anda así
fregao
después de andar bien vestido
acompañado de alguna muchacha bonita
ahora ve cómo anda
sin zapatos
todo sucio y flacuchento como perro zarrapastroso
atormentado de hecatombes y delirios
como la braveza del mar anda de aquí p'allá
pidiendo monedas o robando en las esquinas
anda con las rodillas el pobre muchacho
y no le queda otra que refregar
su desgastado pecho por las calles del pueblo
dejando s a r n a s a n g r e p u l g a s
perdiéndose en un charco de toxinas
y ladridos que le tuercen los nervios
pobre muchacho el humo lo tiene así
ya ves hijo mío la poesía es una maldita droga
es la fulana que se te pega como garrapata al cuerpo
te chupa la verga la billetera luego el alma
pero tú quieres andar
en tu propia porción de libertad amurallada
taciturno como una palmera jorobada
que mira el suelo y se pierde en la sombra
hijo... ten cuidado de no torcerte mucho y caer
ay muchacho
pobre muchacho carajo

2.

Vedi... povero ragazzo accidenti
dopo avere guadagnato bene in quell'industria petrolifera
ora te ne vai così
fregao
dopo avere camminato ben vestito
accompagnato da qualche bella ragazza
guarda ora come te ne vai
scalzo
tutto sporco e scarno come un cane malconcio
tormentato di ecatombi e deliri
come la fierezza del mare se ne va a zonzo
chiedendo monete o rubando negli angoli
va in ginocchio il povero ragazzo
e non gli resta che strofinarsi
il petto consunto per le strade del paese
lasciando s c a b b i a s a n g u e p u l c i
perdendosi in una pozza di tossine
e latrati che gli torcono i nervi
povero ragazzo il fumo lo tiene così
vedi figlio mio la poesia è una maledetta droga
è la tizia che ti si attacca come una zecca al corpo
ti succhia la verga il portafoglio poi l'anima
ma tu vuoi camminare
nella tua propria porzione di libertà murata
taciturno come una palma gobba
che guarda a terra e si perde nell'ombra
figlio... fa' attenzione a non torcerti molto e cadere
ahi ragazzo
povero ragazzo accidenti

10

¡No es posible que me haya quedado sin ellas!
si andan como el aire
en todas partes

¡Es imposible que no diga nada!
si mi boca comulga con ellas a cada instante

es una bajeza ir por el mundo
teniendo nudos en la garganta
tragando caos tras caos
dejando a la belleza vestida de esqueleto
bajo el enorme monolito de silencio
junto a los gusanos que un día hemos de montar
con toda el ansia de vivir y estar muertos

es imposible dejar amarrada nuestra lengua
a un palote de muelle
flotando en un inmenso mar de contradicciones
es imposible no navegar no naufragar
ahogarse es posible
ahogarse y dejar de ser anfibio
treparse de la orilla
de alguna orilla erguirse
y caminar y caminar hasta encorvarse
porque es imposible impedir ser un cadáver
es más posible que florezca de aquello
un inmenso jardín de arte

¡Es imposible haberme quedado sin ellas!
y si un día me cortan la lengua
me resta el seso
mi mano lapicero
mi mano lápiz
mi dedo pluma
mi dedo carbón
mi dedo humano
mi dedo hueso
mi dedo nube

10
Non è possibile che sia rimasto senza!
se vanno come l'aria
da tutte le parti

È impossibile che non dica niente!
se la mia bocca comunica con loro a ogni istante

è una bassezza andarsene per il mondo
con nodi in gola
inghiottendo caos dopo caos
lasciando la bellezza vestita di scheletro
sotto l'enorme monolito di silenzio
insieme ai vermi che un giorno dovremo montare
con tutta l'ansia di vivere ed essere morti

è impossibile lasciare legata la nostra lingua
a una boa
galleggiando in un immenso mare di contraddizioni
è impossibile non navigare non naufragare
annegare è possibile
annegare e smettere di essere anfibio
arrampicarsi sul bordo
su qualche bordo ergersi
e camminare e camminare fino a incurvarsi
perché è impossibile impedirsi d'essere un cadavere
è più possibile che ne fiorisca
un immenso artistico

È impossibile mi essere rimasto senza!
e se un giorno mi tagliassero la lingua
mi resterebbe il cervello
la mano portamine
la mano matita
il dito piuma
il dito carbone
il dito umano
il dito osso
il dito nuvola

(Da Un Mar Alcoholizado)

brir, otra vez: abrir, cerrar, cerrar, abrir, cerrar y abrir, abrir y cerrar; hasta que me quiten el saco prestado o decida, de una vez por todas, devolverlo.

Ho anche un letto con un abisso, un'infiltrazione incerta, una porta segreta, una spirale, un sub-mondo, un'alternativa insolita, un'opzione che gli altri non hanno, qualcosa che scelgo perché non ho alternativa, perché vivo a Lima e la mia famiglia è lontana, perché ho una stanza in affitto con una sola finestra e una sola porta, perché oltre la finestra e la porta ci sono altre finestre e altre porte, oltre: ci sono milioni di ombre e specchi d'altre finestre, d'altre porte in attesa: Sedute le finestre, in piedi le porte... e dovrò andare: aprire e chiudere, chiudere e aprire, nuovamente: aprire, chiudere, chiudere, aprire, chiudere e aprire, aprire e chiudere; finché non mi porteranno via il sacco preso in prestito o deciderò, una volta per tutte, di restituirlo.

, Da Ciudadelirio,

2

Ve... pobre muchacho carajo
después de ganar bien en esa petrolera
ahora anda así
fregao
después de andar bien vestido
acompañado de alguna muchacha bonita
ahora ve cómo anda
sin zapatos
todo sucio y flacuchento como perro zarrapastroso
atormentado de hecatombes y delirios
como la braveza del mar anda de aquí p'allá
pidiendo monedas o robando en las esquinas
anda con las rodillas el pobre muchacho
y no le queda otra que refregar
su desgastado pecho por las calles del pueblo
dejando s a r n a s a n g r e p u l g a s
perdiéndose en un charco de toxinas
y ladridos que le tuercen los nervios
pobre muchacho el humo lo tiene así
ya ves hijo mío la poesía es una maldita droga
es la fulana que se te pega como garrapata al cuerpo
te chupa la verga la billetera luego el alma
pero tú quieres andar
en tu propia porción de libertad amurallada
taciturno como una palmera jorobada
que mira el suelo y se pierde en la sombra
hijo... ten cuidado de no torcerte mucho y caer
ay muchacho
pobre muchacho carajo

2.

Vedi... povero ragazzo accidenti
dopo avere guadagnato bene in quell'industria petrolifera
ora te ne vai così
fregao
dopo avere camminato ben vestito
accompagnato da qualche bella ragazza
guarda ora come te ne vai
scalzo
tutto sporco e scarno come un cane malconcio
tormentato di ecatombi e deliri
come la fierezza del mare se ne va a zonzo
chiedendo monete o rubando negli angoli
va in ginocchio il povero ragazzo
e non gli resta che strofinarsi
il petto consunto per le strade del paese
lasciando s c a b b i a s a n g u e p u l c i
perdendosi in una pozza di tossine
e latrati che gli torcono i nervi
povero ragazzo il fumo lo tiene così
vedi figlio mio la poesia è una maledetta droga
è la tizia che ti si attacca come una zecca al corpo
ti succhia la verga il portafoglio poi l'anima
ma tu vuoi camminare
nella tua propria porzione di libertà murata
taciturno come una palma gobba
che guarda a terra e si perde nell'ombra
figlio... fa' attenzione a non torcerti molto e cadere
ahi ragazzo
povero ragazzo accidenti

10

¡No es posible que me haya quedado sin ellas!
si andan como el aire
en todas partes

¡Es imposible que no diga nada!
si mi boca comulga con ellas a cada instante

es una bajeza ir por el mundo
teniendo nudos en la garganta
tragando caos tras caos
dejando a la belleza vestida de esqueleto
bajo el enorme monolito de silencio
junto a los gusanos que un día hemos de montar
con toda el ansia de vivir y estar muertos

es imposible dejar amarrada nuestra lengua
a un palote de muelle
flotando en un inmenso mar de contradicciones
es imposible no navegar no naufragar
ahogarse es posible
ahogarse y dejar de ser anfibio
treparse de la orilla
de alguna orilla erguirse
y caminar y caminar hasta encorvarse
porque es imposible impedir ser un cadáver
es más posible que florezca de aquello
un inmenso jardín de arte

¡Es imposible haberme quedado sin ellas!
y si un día me cortan la lengua
me resta el seso
mi mano lapicero
mi mano lápiz
mi dedo pluma
mi dedo carbón
mi dedo humano
mi dedo hueso
mi dedo nube

Non è possibile che sia rimasto senza!
se vanno come l'aria
da tutte le parti

È impossibile che non dica niente!
se la mia bocca comunica con loro a ogni istante

è una bassezza andarsene per il mondo
con nodi in gola
inghiottendo caos dopo caos
lasciando la bellezza vestita di scheletro
sotto l'enorme monolito di silenzio
insieme ai vermi che un giorno dovremo montare
con tutta l'ansia di vivere ed essere morti

è impossibile lasciare legata la nostra lingua
a una boa
galleggiando in un immenso mare di contraddizioni
è impossibile non navigare non naufragare
annegare è possibile
annegare e smettere di essere anfibio
arrampicarsi sul bordo
su qualche bordo ergersi
e camminare e camminare fino a incurvarsi
perché è impossibile impedirsi d'essere un cadavere
è più possibile che ne fiorisca
un immenso artistico

È impossibile mi essere rimasto senza!
e se un giorno mi taglieranno la lingua
mi resterà il cervello
la mano portamine
la mano matita
il dito piuma
il dito carbone
il dito umano
il dito osso
il dito nuvola

(Da Un Mar Alcoholizado)
Mario Morquencho (Piura, 1982)

Ha vissuto per tutta l'infanzia e l'adolescenza nei pressi del mare, nel suo paese natale. Terminati gli studi superiori, si è trasferito nella città dsi Trujillo dove, ha studiato da contabile. Ha iniziato a scrivere e pubblicare poesie su numerosi siti letterari. Dal 2006 vive a Lima. Ha fatto parte del collettivo Heridita (Lima) e del Grupo Literario Signos (Lambayeque). Ha partecipato a numerosi festival e letture di poesia. Sue poesie sono state pubblicate in Me Usa. Brevísima Antología Arbitraria Perú-Uruguay (2012) e in Poesía Que Gira (2014). Ha pubblicato le raccolte poetiche Ciudadelirio (2010) e Un Mar Alcoholizado (2013).

Cine

Es como cuando una película acaba,
los nombres pasan desapercibidos,
la música de cierre termina extraviándose
en el sonido de los asientos
que se tornan vacíos,
y el oscuro de la pantalla
desdeñándose tanto,
despintándose por las luces que vuelven a encenderse:
como la vida que despierta
y la otra vida que se duerme
junto a la ventana cerrada
a la fantasía efímera y soñadora,
en un largometraje enfrascada

Cinema

È come quando un film finisce,
i nomi passano inosservati,
la musica di chiusura finisce per perdersi
nel rumore dei sedili
che tornano vuoti,
e il buio dello schermo
tanto sdegnoso,
lo scoloriscono le luci che si riaccendono:
come la vita che si sveglia
e l'altra vita che si addormenta
vicino alla finestra chiusa
alla fantasia effimera e sognatrice,
in un lungometraggio imbottigliata

Asesinato en la calle Omicrón

Lo he matado. Me he vengado de los meses de invisibilidad. De ser como cualquiera. De ir a trabajar un día como hoy, de estar afeitado y tener el cabello recortado, con el rostro impecable, el piqué y el pantalón de color azul pulcros y planchados, los zapatos negros brillantes como un charco que la lluvia ha creado... y nunca olvidarme del fotocheck con mis 26 años encima y la cara de loco olvidado en la maquinaria cotidiana de las horas de ser un empleado con el sueldo mínimo.

Me he vengado de abrir la puerta y bajar las escaleras a las 7 y 30 de la mañana, de lunes a viernes, bajar las escaleras de fierro y en espiral todos los días. Me he vengado de subir al bus de la rutina, del diario matutino, del noticiero de las 6 de la mañana, del gallo que sobrevive como un reloj en la azotea, del café con leche y la carretilla de la esquina.

Lo he matado con el cuchillo con que corto el pan y lo unto con mantequilla.
¡En mis manos sangra cotidiano!
La epilepsia, la agonía, la sangre por la boca, los ojos que se alejan de ser ojos, el rostro que se aleja de ser rostro.
¡Lo he matado, estoy seguro!

Me he cansado de ver su rostro, de ver los restos inmóviles, la incertidumbre de la muerte y el crimen. He optado por envolverlo con los periódicos pasados, envolver los restos, al cadáver cotidiano envolverlo con las noticias de la semana pasada, con el suicidio de ayer en un hostal perdido en la bruma de la madrugada en Lima, envolver sus extremidades con el abuso policial y la corrupción de los ministerios y el puto sistema capitalista, envolver su dorso con las estadísticas económicas y las encuestas políticas, volverlo a envolver con la injusticia social, con los jubilados que mueren haciendo cola, con los enfermos y los niños que lo único que tienen en la vida es una enfermedad extraña que se llama olvido, con los jueces que se hacen ricos y los clérigos prostituyendo el paraíso. Los buenos son pocos y contaditos.

Después de envolver al cuerpo como una estatua de papel periódico, como una obra de arte de lo que lees antes de ir al trabajo o lo que ves en las noches antes de dormir, bien envuelto todo, cada uno de los cabellos, las uñas, los bellos sombríos, envuelto el reloj y la alarma, el tatuaje en el hombro, la cicatriz de la rodilla, los pies, los caminos, la lagartija que le sale del sueño. Y todo desaparecerlo dentro de una gran bolsa de plástico negra, canjearlo por una nube, por un día sólo conmigo mismo...
Lo he matado, sí
¡Lo he matado!
¡Lo he matado!

El cuchillo en la mesa viste bermejo
y baila tango,
baila tango el muy pendejo.

Assassinio di Omicrón

L'ho ammazzato. Mi sono vendicato dei mesi d'invisibilità. Di essere come chiunque. Di andare a lavorare un giorno come oggi, di essere sbarbato ed avere i capelli tagliati, col viso impeccabile, il puntiglio e i pantaloni azzurri lavati e stirati, le scarpe nere brillanti come una pozzanghera che la pioggia ha creato e non scordare mai il fotocheck con sopra miei 26 anni e il viso di pazzo dimenticato nel meccanismo quotidiano delle ore, di essere un impiegato con lo stipendio minimo.

Mi sono vendicato di dover aprire la porta e scendere le scale ai 7 e 30 del mattino, dal lunedì al venerdì, di dover scendere le scale a chiocciola di ferro tutti i giorni. Mi sono vendicato di dover salire sull'autobus della routine, del quotidiano del mattino, del notiziario delle 6 del mattino, del gallo che sopravvive come un orologio su terrazzo, del caffè macchiato e della carriola all'angolo.

L'ho ammazzato col coltello con cui taglio il pane e spalmo il burro.
Nelle mie mani sanguina quotidiano!
La epilepsia, la agonía, la sangre por la boca, los ojos que se alejan de ser ojos, el rostro que se aleja de ser rostro.
¡Lo he matado, estoy seguro!
L'pilessia, l'agnonia, il sangue dalla bocca, gli occhi che si allontanano dall'essere occhi, il volto che si allontana dall'essere volto.
L'ho ammazzato, ne sono sicuro!

Mi sono stancato di vedere il suo viso, di vedere i resti immobili, l'incertezza della morte e il crimine. Ho scelto di avvolgerlo coi giornali vecchi, di avvolgere i resti, di avvolgere il cadavere del quotidiano con le notizie della settimana scorsa, col suicidio di ieri in un ostello sperduto nella nebbia dell'alba a Lima, di avvolgerne le estremità con l'abuso delle forze dell'ordine e la corruzione dei ministeri e il maledetto sistema capitalista, di avvolgerne il dorso con le statistiche economiche e le inchieste politiche,di tornare ad avvolgerlo con l'ingiustizia sociale, coi pensionati che muoiono facendo la fila, coi malati e i bambini che non hanno altro nella vita oltre a una malattia strana chiamata dimenticanza, coi giudici che si arricchiscono e i chierici che mercificano il paradiso. I buoni sono pochi e contrastati.

Dopo avere avvolto il corpo come una statua di carta di giornale, come un'opera d'arte di quello che leggi prima di andare al lavoro o di quello che vedi nelle notti prima di dormire, ben avvolto tutto, ogni singolo capelli, ogni unghia, I begli oscuri, avvolto l'orologio e la sveglia, il tatuaggio sulla spalla, la cicatrice al ginocchio, i piedi, le strade, la lucertola che gli esce dal sonno. E farlo completamente sparire dentro una gran borsa di plastica nera, scambiarlo con una nuvola, con un solo giorno con me stesso
L'ho ammazzato, sì
l'ho ammazzato!
L'ho ammazzato

Il coltello sulla tavola si veste di rosso
e balla il tango,
balla il tango l'idiota.

Laberinto

Tengo un saco prestado, uno nada más, que no hay cuando lo devuelva. Una corbata escondida en el bolsillo de algún pantalón que difícilmente uso. Un par de zapatos viejos con tantas cicatrices, tantos órganos extirpados y litros de sangre en el camino.
No tengo sombrilla ni paraguas, porque no tengo nada en contra del sol o de la lluvia. Tengo un roperito que tose cuando abro uno de los seis cajones que tiene. Una TV que se enciende cuando sueño, una TV que quiso ser máquina de escribir y no pudo, porque el mundo no va hacia atrás como un cangrejo.

Tengo una agenda que mi padre me regalo hace poco, precisamente no la utilizo como tal, violo su naturaleza, su razón de existencia, esta debe soportar la punta de los distintos lápices y lapiceros señalándola, estados de ánimo encima de cenizas rebeldes, pedazos de galleta mal comida, nubes, aves y etcéteras azules o grises por doquier.

También tengo una cama con un abismo, una gotera incierta, una puerta secreta, un espiral, un sub-mundo, una alternativa insólita, una opción que los demás no tienen, algo que elijo porque no tengo de otra, porque vivo en Lima y mi familia está lejos, porque alquilo una habitación con una sola ventana y una sola puerta, porque más allá de la ventana y de la puerta hay más ventanas y más puertas, más allá: hay millones de sombras y espejos de otras ventanas, de otras puertas que esperan: Sentadas las ventanas, de pie las puertas... y tendré que ir: abrir y cerrar, cerrar y abrir, otra vez: abrir, cerrar, cerrar, abrir, cerrar y abrir, abrir y cerrar; hasta que me quiten el saco prestado o decida, de una vez por todas, devolverlo.

(De Ciudadelirio)

Laberinto

Tengo un saco prestado, uno nada más, que no hay cuando lo devuelva. Una corbata escondida en el bolsillo de algún pantalón que difícilmente uso. Un par de zapatos viejos con tantas cicatrices, tantos órganos extirpados y litros de sangre en el camino.
No tengo sombrilla ni paraguas, porque no tengo nada en contra del sol o de la lluvia. Tengo un roperito que tose cuando abro uno de los seis cajones que tiene. Una TV que se enciende cuando sueño, una TV que quiso ser máquina de escribir y no pudo, porque el mundo no va hacia atrás como un cangrejo.

Tengo una agenda que mi padre me regalo hace poco, precisamente no la utilizo como tal, violo su naturaleza, su razón de existencia, esta debe soportar la punta de los distintos lápices y lapiceros señalándola, estados de ánimo encima de cenizas rebeldes, pedazos de galleta mal comida, nubes, aves y etcéteras azules o grises por doquier.

También tengo una cama con un abismo, una gotera incierta, una puerta secreta, un espiral, un sub-mundo, una alternativa insólita, una opción que los demás no tienen, algo que elijo porque no tengo de otra, porque vivo en Lima y mi familia está lejos, porque alquilo una habitación con una sola ventana y una sola puerta, porque más allá de la ventana y de la puerta hay más ventanas y más puertas, más allá: hay millones de sombras y espejos de otras ventanas, de otras puertas que esperan: Sentadas las ventanas, de pie las puertas... y tendré que ir: abrir y cerrar, cerrar y abrir, otra vez: abrir, cerrar, cerrar, abrir, cerrar y abrir, abrir y cerrar; hasta que me quiten el saco prestado o decida, de una vez por todas, devolverlo.

(De Ciudadelirio)

Labirinto

Ho un sacco preso in prestito, uno nient'altro, che non c'è quando lo restituisca. Una cravatta nascosta nella tasca di qualche pantalone che difficilmente uso. Un paio di scarpe vecchie con tante cicatrici, tanti organi estirpati e litri di sangue durante il tragitto.
Non ho parasole né ombrello, perché non ho niente contro il sole o la pioggia. Ho un guardaroba che tossisce quando apro uno dei suoi sei cassetti. Una TV che si accende quando sogno, una TV che avrebbe voluto essere macchina da scrivere e non ha potuto, perché il mondo non cammina all'indietro come un granchio.

Ho un'agenda che mio padre mi ha da poco regalato, di cui in realtà faccio uso improprio, violandone la natura, la ragione di essere, che deve sopportare la punta di varie matite e portamine, stati d'animo su ceneri ribelli, pezzi di biscotto smangiucchiato, nuvole, uccelli ed eccetera azzurri o grigi ovunque.

También tengo una cama con un abismo, una gotera incierta, una puerta secreta, un espiral, un sub-mundo, una alternativa insólita, una opción que los demás no tienen, algo que elijo porque no tengo de otra, porque vivo en Lima y mi familia está lejos, porque alquilo una habitación con una sola ventana y una sola puerta, porque más allá de la ventana y de la puerta hay más ventanas y más puertas, más allá: hay millones de sombras y espejos de otras ventanas, de otras puertas que esperan: Sentadas las ventanas, de pie las puertas... y tendré que ir: abrir y cerrar, cerrar y abrir, otra vez: abrir, cerrar, cerrar, abrir, cerrar y abrir, abrir y cerrar; hasta que me quiten el saco prestado o decida, de una vez por todas, devolverlo.

Ho anche un letto con un abisso, un'infiltrazione incerta, una porta segreta, una spirale, un sub-mondo, un'alternativa insolita, un'opzione che gli altri non hanno, qualcosa che scelgo perché non ho alternativa, perché vivo a Lima e la mia famiglia è lontana, perché ho una stanza in affitto con una sola finestra e una sola porta, perché oltre la finestra e la porta ci sono altre finestre e altre porte, oltre: ci sono milioni di ombre e specchi d'altre finestre, d'altre porte in attesa: Sedute le finestre, in piedi le porte... e dovrò andare: aprire e chiudere, chiudere e aprire, nuovamente: aprire, chiudere, chiudere, aprire, chiudere e aprire, aprire e chiudere; finché non mi porteranno via il sacco preso in prestito o deciderò, una volta per tutte, di restituirlo.

, Da Ciudadelirio,

2

Ve... pobre muchacho carajo
después de ganar bien en esa petrolera
ahora anda así
fregao
después de andar bien vestido
acompañado de alguna muchacha bonita
ahora ve cómo anda
sin zapatos
todo sucio y flacuchento como perro zarrapastroso
atormentado de hecatombes y delirios
como la braveza del mar anda de aquí p'allá
pidiendo monedas o robando en las esquinas
anda con las rodillas el pobre muchacho
y no le queda otra que refregar
su desgastado pecho por las calles del pueblo
dejando s a r n a s a n g r e p u l g a s
perdiéndose en un charco de toxinas
y ladridos que le tuercen los nervios
pobre muchacho el humo lo tiene así
ya ves hijo mío la poesía es una maldita droga
es la fulana que se te pega como garrapata al cuerpo
te chupa la verga la billetera luego el alma
pero tú quieres andar
en tu propia porción de libertad amurallada
taciturno como una palmera jorobada
que mira el suelo y se pierde en la sombra
hijo... ten cuidado de no torcerte mucho y caer
ay muchacho
pobre muchacho carajo

2.

Vedi... povero ragazzo accidenti
dopo avere guadagnato bene in quell'industria petrolifera
ora te ne vai così
fregao
dopo avere camminato ben vestito
accompagnato da qualche bella ragazza
guarda ora come te ne vai
scalzo
tutto sporco e scarno come un cane malconcio
tormentato di ecatombi e deliri
come la fierezza del mare se ne va a zonzo
chiedendo monete o rubando negli angoli
va in ginocchio il povero ragazzo
e non gli resta che strofinarsi
il petto consunto per le strade del paese
lasciando s c a b b i a s a n g u e p u l c i
perdendosi in una pozza di tossine
e latrati che gli torcono i nervi
povero ragazzo il fumo lo tiene così
vedi figlio mio la poesia è una maledetta droga
è la tizia che ti si attacca come una zecca al corpo
ti succhia la verga il portafoglio poi l'anima
ma tu vuoi camminare
nella tua propria porzione di libertà murata
taciturno come una palma gobba
che guarda a terra e si perde nell'ombra
figlio... fa' attenzione a non torcerti molto e cadere
ahi ragazzo
povero ragazzo accidenti

10

¡No es posible que me haya quedado sin ellas!
si andan como el aire
en todas partes

¡Es imposible que no diga nada!
si mi boca comulga con ellas a cada instante

es una bajeza ir por el mundo
teniendo nudos en la garganta
tragando caos tras caos
dejando a la belleza vestida de esqueleto
bajo el enorme monolito de silencio
junto a los gusanos que un día hemos de montar
con toda el ansia de vivir y estar muertos

es imposible dejar amarrada nuestra lengua
a un palote de muelle
flotando en un inmenso mar de contradicciones
es imposible no navegar no naufragar
ahogarse es posible
ahogarse y dejar de ser anfibio
treparse de la orilla
de alguna orilla erguirse
y caminar y caminar hasta encorvarse
porque es imposible impedir ser un cadáver
es más posible que florezca de aquello
un inmenso jardín de arte

¡Es imposible haberme quedado sin ellas!
y si un día me cortan la lengua
me resta el seso
mi mano lapicero
mi mano lápiz
mi dedo pluma
mi dedo carbón
mi dedo humano
mi dedo hueso
mi dedo nube

10
Non è possibile che sia rimasto senza!
se vanno come l'aria
da tutte le parti

È impossibile che non dica niente!
se la mia bocca comunica con loro a ogni istante

è una bassezza andarsene per il mondo
con nodi in gola
inghiottendo caos dopo caos
lasciando la bellezza vestita di scheletro
sotto l'enorme monolito di silenzio
insieme ai vermi che un giorno dovremo montare
con tutta l'ansia di vivere ed essere morti

è impossibile lasciare legata la nostra lingua
a una boa
galleggiando in un immenso mare di contraddizioni
è impossibile non navigare non naufragare
annegare è possibile
annegare e smettere di essere anfibio
arrampicarsi sul bordo
su qualche bordo ergersi
e camminare e camminare fino a incurvarsi
perché è impossibile impedirsi d'essere un cadavere
è più possibile che ne fiorisca
un immenso artistico

È impossibile mi essere rimasto senza!
e se un giorno mi tagliassero la lingua
mi resterebbe il cervello
la mano portamine
la mano matita
il dito piuma
il dito carbone
il dito umano
il dito osso
il dito nuvola

(Da Un Mar Alcoholizado